Il cammino verso una disperata verità dei fatti è
la più vecchia delle questioni deontologiche legate alla
professione. Per dare un'idea della complessità del tema
abbiamo cercato i pareri di alcuni famosi giornalisti.
Indro Montanelli, da sempre, sostiene che "la verità
è un ideale, non è una realtà, ce ne sono
tante di verità, non ne esiste una unica. […] Esiste,
invece, la ricerca della verità e il giornalista ha il
dovere di cercarla, anche se non ci riuscirà mai. […]
Oggi questo non viene fatto e ai lettori non resta che lo scetticismo:
la scarsa ricerca della verità è certo uno dei motivi
della disaffezione verso i giornali". Ezio Mauro sostiene
che oggi "l'esigenza dei lettori è una sola: avere
il massimo d'informazione possibile, poiché la realtà
è molto più complessa di una semplice invenzione".
Per Carlo Rossella "l'etica del giornalismo consiste nel
raccontare cose vere e non verosimili; bisogna raccontare, fare
una corretta informazione, guai a tacere le cose che accadono.
Non si dovrebbero mai manipolare i fatti e le notizie, mai adeguarli
alle proprie ideologie, al proprio credo. Ma soprattutto bisogna
tenere i fatti separati dalle opinioni, cosa assai difficile da
farsi. Mescolarli è un grave affronto alla verità
e all'etica, perché il lettore viene orientato secondo
l'opinione di chi scrive. La spiegazione e l'interpretazione devono
rimanere separate dal racconto dei fatti.[…] Nella realtà
la verità è spesso violentata e manipolata dalle
ideologie politiche o anche dalle simpatie o antipatie personali.
Nessuno da questo punto di vista è innocente, ma questo
non ci esenta dall'obiettivo di raccontare la verità tal
qual è. L'ostacolo maggiore a un buon grado di approssimazione
sono le molte mediazioni attuate dalle fonti. Bisogna evitare
che a queste mediazioni naturali se ne aggiungano altre che possono
nascere dalla militanza, dalla trascuratezza, dalla malafede o
dalla pigrizia dei giornalisti". Quanto alla verifica delle
fonti, secondo Giulio Borelli: "è molto problematica,
viene messa a dura prova dal giornalismo delle chiacchiere, perché
rispetto al giornalismo d'inchiesta che fa ricerca, va alle fonti,
approfondisce, prevale il giornalismo delle affermazioni contrapposte,
basato solo sulle interviste, sulle repliche".
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